Vediamoci. Corriamo verso lo stesso treno. Sediamoci. Accarezziamo gli stessi prati. Stringiamoci. Soffochiamo sotto le stesse coperte. Sentiamoci. Ascoltiamo la stessa canzone. Vogliamoci. Abbracciamo lo stesso cuore.
ah…la sera…quando tutto si spegne.
Correva il lontano 2009 ed io la ritrovo così girando nel web
“Di bicchiere in bicchiere il mio amore diventa folle. Mi trasformo in bestia, sei cancro nella mia testa. Spogliarmi a te è ridicolo, cercarti è malattia. Pallida e seria declino il mio pensiero non c’è solitudine più grande del non essere amati. Vigliacco il tempo, maledetto il luogo. Rincorro sogni intrisi di pazzia. Intingo pennelli…
Per diventare
Per diventare qualcuno dovrai puntare tutto sull’ego. Non il tuo, quello degli altri.
La primavera
La primavera mi illude sempre. L’irresponsabile presenza dei fiori, l’irrefrenabile pizzicore del sole, l’irrequieto graffio del vento, l’irreale canticchiare degli uccelli, mi fa sentire un’Alice nel paese delle Meraviglie.
Fuori piove. Anche dentro. La necessità di una canzone.
Guardando alberi in fiore su una sedia a dondolo immaginaria.
Ti osservo
Ti osservo come da sopra un comò, coperta di polvere e di attenzioni passate, tra pizzi rosati e cangianti vestiti. I capelli composti sopra a pelli irreali, occhi neri a palla, come una bambola di plastica.
Lasciatemi
Lasciatemi almeno una trottola che ruotando su se stessa mi faccia credere che qualcosa giri.