Abbiamo tutti, dentro, un lato che fa male, non a noi ma agli altri. Abbiamo angoli fatti per ferire le persone che amiamo senza neanche rendercene conto. A volte non lo facciamo apposta, altre volte sì; quando ce ne accorgiamo ci vergogniamo, ma poi ci diciamo “sono fatto così”. Sono fatto così, faccio del male perché sono fatto così. Portiamo dentro di noi quello che non sopportiamo degli altri: la capacità di provocare dolore.
“Ed è anche per questo che ti amo!” urla una ragazza al telefono, tra le lacrime, alla fermata del bus, accanto a me. È arrabbiata e ferita. Ha paura, deve difendersi: urla. Urlare è l’unico modo che ha, in questo momento, per affermare il suo amore sopra ad ogni altra cosa. Urlo per sovrastarti. Urlo perché il mio ti amo è più forte delle tue parole, più forte delle tue cazzate, più forte del rumore del nostro litigio. Non riesco a sentire cosa ha detto o cosa dirà la voce dall’altro lato della linea. C’è solo lei, con tutto il suo amore, nonostante tutto. Perché lo ama anche per questo, anche, probabilmente, per quella parte di lui che la fa piangere ed urlare.
Lei si ricorderà probabilmente per sempre di questa mattina di febbraio, mentre io me ne dimenticherò in fretta. Per lei sarà una pietra miliare nel corso dei ricordi, una frattura o una ricomposizione, un bivio, una scelta giusta o una sbagliata, un posto dove tornare e ritornare ancora, in pellegrinaggio, ogni anno, puntuale come una rondine.
Un giorno penserà al alta voce: “questa mattina l’aria di febbraio ha cercato di uccidermi. Questa mattina, alle otto circa, c’era il cielo limpido e la luce obliqua dei raggi del sole che stava sorgendo.”
Alle otto del mattino, a febbraio, la luce cade in una maniera speciale, dolorosa ed irripetibile. Sembra fatta apposta per riversare sui corpi ogni ricordo ed ogni errore, l’eterna, inestinguibile sensazione del tempo che passa, del tempo che è passato, degli anni precedenti, di tutto il detto, il non detto, il fatto, il non fatto.
“Piove dal cielo proprio questo tipo di luce, passa attraverso i rami degli alberi, io galleggio; è un attentato alla mia salute mentale. E’ un atto contro di me, questa luce” penserà in silenzio.
Ogni anno arriverà a metà febbraio, a quel punto di fine e di inizio allo stesso tempo. Ogni anno morirà dentro, e rinascerà in qualche modo.
“Ripartirò sempre da qui. È stato un momento cruciale, ed io, mentre stava accadendo, non me ne sono resa neanche conto. So che tornerà, ogni anno, contro di me.”
“Ed è anche per questo che ti amo, per il tuo modo di farmi del male. Ti amo anche per come mi fai soffrire. Amo anche la parte più tagliente, pungente, affilata di te, che rende sanguinante, rossa, cieca, bruciante la mia parte debole.”