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School shooting negli USA: dalle stragi a scuola all’ultima corsa alle armi

Sono quasi cento gli anni che ci separano dalla prima strage avvenuta in una scuola americana. Era il 18 maggio 1927, infatti, quando Andrew Kehoe faceva esplodere un edificio scolastico a Bath Township, nel Michigan. Gli omicidi di massa, da quel giorno, si sono susseguiti con un incremento esponenziale, soprattutto negli ultimi decenni.

Nel 1999, Eric Harris e Dylan Klebold hanno aperto il fuoco nella loro scuola, la Columbine High School di Littleton, in Colorado, dove hanno perso la vita 12 giovani e un insegnante. Il massacro è durato 20 interminabili minuti e alla fine, come quasi sempre accade, i due si sono tolti la vita. Nel 2007 ha seguito la strage del Virginia Polytechnic Institute, durante la quale sono morte 33 persone (omicida compreso) e che rimane ad oggi il secondo massacro scolastico più grave nella storia degli Stati Uniti, dopo quello della Bath School. Nel 2012, alla Sandy Hook Elementary School, in Connecticut, il ventenne Adam Lanza ha poi aperto il fuoco all’interno della scuola elementare, causando la morte di 27 persone (tra cui 20 minori) e suicidandosi subito dopo. Infine, 17 persone sono morte nella strage alla Marjory Stoneman Douglas High School, in Florida, nel 2018: in questo caso l’assassino è stato arrestato.

Questo susseguirsi di carneficine, negli ultimi vent’anni, hanno fatto perdere la vita a centinaia di persone, mentre la classe politica è ancora occupata a discutere la legittimità di possedere un’arma da fuoco. L’elenco qui presente, quindi, è lo scempio che solo per via del numero di vittime è passato alla storia, anche se si contano continue sparatorie nelle scuole ogni anno. In un mondo in cui si lotta per il disarmo dalla strage di Columbine del 1999, oggi sta veramente cambiando qualcosa? Secondo Donald Trump, per ovviare al problema delle sparatorie nelle scuole anche il corpo insegnanti dovrebbe essere armato, così da porre fine all’attacco in maniera più rapida. Parole come difesa, libertà di scelta e protezione sono usate dunque dai partiti conservatori per rassicurare, ma la verità è che c’è una vera e propria mancanza di controllo rispetto alla diffusione delle armi. La conclusione di certe fazioni, perciò, consiste nell’armare una persona buona per sconfiggere una persona cattiva. Altre, invece, credono che se la popolazione avesse un accesso limitato alle armi, morirebbero per logica meno persone. Finché l’acquisto di una pistola è accessibile a chiunque e ne permette l’acquisto per meno di 300 dollari anche alle feste di paese, però, come si può pensare che la gente smetta di spararsi addosso?

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché la Federazione è così legata culturalmente alle armi? «Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». Recita così il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, che come gli altri primi nove entrò in vigore il 15 dicembre 1791. Il secondo, in particolare, nacque per tutelare chi possedeva un appezzamento di terreno dalle rivolte della schiavitù, anche se oggi la cultura delle armi è così radicata da produrre migliaia di decessi all’anno, con un picco nel 2017 che è arrivato a quasi 40.000 e un business che, evidentemente, vale molto di più. Nonostante le stragi quotidiane, allora, perché chi vive negli USA ha mediamente una tale propensione all’acquisto di un’arma? Perché possedere un’arma negli States viene considerato un mezzo per difendere concretamente sé, la propria famiglia e la proprietà da chi dovesse avere cattive intenzioni. La trasmissione Nemo ha divulgato al riguardo un servizio interessante, nella cui anteprima di quattro minuti viene spiegato nel dettaglio proprio questo concetto:

Vietarne la vendita perciò, non viene vista come una soluzione possibile, perché secondo molte persone alimenterebbe il mercato nero, danneggiando quello ufficiale. Così, mentre il resto del pianeta si stava preparando con disinfettanti e mascherine alla pandemia globale del coronavirus, in America si stava fuori in fila davanti alle armerie. La corsa all’arma si è verificata altre volte, generalmente in momenti in cui la cittadinanza si è sentita in pericolo, o ha avuto paura del caos, delle rivolte o di una crisi politica ed economica; quando tutto questo sarà finito, però, le pistole rimarranno nelle case di chi le ha comprate come se fossero il souvenir delle vacanze del 2020. Nessuna soluzione si intravede quindi all’orizzonte, e un’intera generazione di ragazzi e ragazze sarà ancora costretta ad andare a scuola con il terrore che ogni giorno sia il giorno sbagliato per trovarsi lì.