Torno a cercarti per farmi bastonare il cuore per poi dimenticarci di nuovo. A tutti è concesso un ultimo trauma.

Più che “cosa fai nella vita” dovrebbero chiederti “cosa fai per la tua vita”.

Ho sempre pensato che in una conversazione quando si finisce a disquisire del tempo con quella persona non ci sia niente altro da dire, niente in comune, niente da condividere. Al momento comincio dialoghi parlando della pioggia.

Che cos’è un corpo se non un ammasso di carne che diventerà inevitabilmente cenere? Mastichiamo vita strozzandoci, rigurgitiamo amore anche quando non amiamo, odiamo come se il tempo non esistesse. Siamo schiavi in un coma irreversibile. Dovremmo scomporci l’animo e ricomporci l’anima, così da sopravvivere alle guerre interiori, nate da tutti quei momenti non vissuti…

Ci hanno lasciato una compassione a intermittenza e spesso rimane spenta.

Chissà se raschiare il fondo del barattolo porterà a qualcosa o sarà solo un girone del purgatorio.

Questa notte ho sognato noi tre in giro per il paese in bicicletta come una volta, ma avevamo la nostra età attuale, quella già a metà di qualcosa. Portavamo shorts e scarpe da ginnastica, come le quindicenni, sopra a una pelle pallida da inizio estate. Una di fianco all’altra per parlarci e guardarci in faccia….

Essere sempre lucidi serve solo a evitare lo slancio di coraggio che stavamo aspettando da una vita intera.

«E’ la scorciatoia di chi non è mai cresciuto quella di voler scappare davanti ai casini della vita.» «No, è quella di chi è cresciuto troppo in fretta. Vorrebbero fuggire, eppure non si muovono da dove sono, cambiano solo direzione.»

Le cose si fottono una alla volta con ordine, nell’eleganza di un domino inesauribile.